A belly full of wine - Romanzo

giovedì 10 marzo 2011

A belly full of wine - chapter 10


La notte faccio una serie di incubi in uno dei quali, Emma mi affida due gemelli che diventano sempre più piccoli fino a trasformarsi in due Tic Tac e io finisco per perderli. Il sabato mattina mi sveglio presto, stanca e nervosa e neanche la prospettiva del teatro riesce a tirarmi su. Mi infilo la solita tuta-da-spesa e vado al supermercato: ho ancora un sacco di roba avanzata dalla sortita della settimana scorsa ma ho bisogno di un po’ di sana ruotine dopo la serata di ieri.
Mentre gongolo nell’assorta contemplazione di una pila di confezioni di bastoncini di formaggio da cuocere al microonde, ho l’impressione di captare una risata familiare proveniente dalla corsia dei cibi in scatola. Occhieggio intorno e non vedo nessuno, allora abbasso la testa per cercare di guardare oltre lo scaffale alle mie spalle e in questa posa da tartaruga delle nevi mi sento chiamare:
“Trish…che sorpresa! Hem…cosa stai cercando?”
Alzo la testa di scatto e sbatto contro il bordo della mensola.
“Porc…” Mi piego in avanti premendo le mani sulla sommità del cranio, le confezioni di bastoncini di formaggio si sparpagliano ai miei piedi e Jarrod, in piedi di fronte a me, si china per raccoglierle.
“Non dovresti mangiarla questa robaccia: sai cosa ci mettono dentro?! Oltre al fatto che è piena di grassi…”
Accanto a lui, Penelope sorride; cioè, chinata come sono non riesco a vederle la faccia ma sono sicura che da brava modella-ballerina stia deridendo le mie debolezze gastronomico-industriali.
Oltre che la mia ridicola goffaggine.
Cerco di raddrizzarmi alla meglio e biascico un: “Ciao ragazzi, come mai da queste parti?”
A questo punto Penelope parla, credo di non aver mai sentito la sua voce prima, se si escludono le due insulse parole che ci siamo scambiate la sera che l’ho conosciuta, alla libreria.
“Jarrod me prapara el Timbalo” Sorride ed è davvero carina “Siamo venuti a fare la espesa” E così dicendo infila una manina sotto il braccio di Jarrod e lui gliela stringe.
Ho la nausea.
“Ah, il timballo…è buonissimo, sei fortunata, Penelope” Mi sforzo di apparire cordiale ma, non capisco perché, vorrei saltare sullo scaffale più alto del reparto e bombardarli con bastoncini di formaggio in offerta.
“E’ un po’ che non ci sentiamo.” Jar sembra leggermente a disagio. Almeno te ne sei accorto, razza di fedifrago, penso tra me.
“Senti, il fratello di Pen è in città e pensavamo di organizzargli qualcosa di carino…non so, portarlo in qualche locale, andare un po’ in giro…ti andrebbe di venire?”
“Oh, sì Trisha…sono sicura che mio fratello te piacerebbe muchissimo” Esclama Pen.
E allora? Cosa stanno cercando di fare? Non vorranno mica combinarmi un appuntamento?!
Sicuramente sbaglio ma mi sento un po’umiliata: cosa si è messo in testa Jarrod? Che non posso trovarmi un ragazzo con cui uscire senza che lui e la sua preziosa espagnola intercedano per me?!
“Grazie ragazzi, ma per la verità questa sera ho già un impegno” Li guardo compiaciuta e aggiungo “Vado all’Opera…”
“Ah, che bello!” Esplode Penelope.
“Non sapevo ti piacesse l’Opera…” Jarrod mi rivolge un’occhiata storta.
“No, a te non piace l’Opera: io la adoro” Forse calco un po’ troppo l’adoro perché lui non mi sembra convinto. O forse c’è solo rimasto male che ho un appuntamento galante e che vivrò una serata magica, indossando uno strepitoso vestito da sera rosso fuoco ed un collier di diamanti da togliere il fiato. Va bene, magari non sarà proprio così, ma di certo non passerò la serata a mangiare una torta riciclata e a guardare televendite alle tivvù mentre Jarrod se la spassa con la sua nuova amichetta.
“Bene, divertiti allora” Dice Jar, poi si rivolge a Penelope: “Noi faremmo meglio ad andare, dobbiamo ancora passare a prendere la carne”.
“OK. Senti Trisha, mio fratello si ferma fino a Natale: magari la serata speciale possiamo organizzarla per venerdì prossimo…te va?” Dio, perché deve fare la gentile a tutti i costi?
“Mah, magari ci sentiamo in settimana…”
“No, no, dobbiamo assolutamente stabilire ora: mio fratello sa preparare dei piatti spagnoli deliziosissimi ma bisogna organizzare per tiempo. Diglielo anche tu, Jarrod…”
“Può decidere da sola, Pen…” Ma sentitelo!
“Ok, allora, accetto volentieri Penelope: a venerdì”. Beccati questa, villano!
“Bene, buon teatro per stasera. Ciao.” E si allontanano.

Mentre torno a casa ripenso all’atteggiamento mio e di Jarrod: impacciati, imbarazzati, suscettibili, è difficile da capire se si pensa che fino a poco più di 10 giorni fa rappresentavamo una vera e propria costante l’uno per l’altra. Siamo migliori amici da secoli, abbiamo sempre parlato di tutto, siamo stati due punti di riferimento indiscutibili per le rispettive vite. E’ assurdo cambiare così d’improvviso, come se niente fosse. E il bello è che ancora non riesco a capire come siamo potuti arrivare a questo punto. La nostra amicizia non si è mai indebolita tanto prima, nonostante le reciproche storie.
Quando arrivo a casa trovo, davanti alla porta, un piccolo bouquet di lillà e mughetti con un bigliettino. E’ di Colin – dio, quanto è raffinato - dice che mi passerà a prendere alle 19.30 e, soprattutto, di non cenare. Wow, quindi dopo il teatro la serata proseguirà…
Infilo una confezione di bastoncini di formaggio nel microonde e lavo un paio di carote. Mentre aspetto che la filante morbidezza degli stick raggiunga il grado di gommosità ideale, inizio a riflettere su cosa mettermi per l’opera. Devo trovare qualcosa di elegante, ma non troppo sfarzoso perché non credo stiamo andando a vedere una prima. Cavolo, se non avessi sprecato la gonna asimmetrica la settimana scorsa…Mentre mi accomodo davanti al piatto di bastoncelli fumanti, però, mi investe, vigliaccamente, la visione del fisico tonico e slanciato di Penelope. Scopro la mia mano che pizzica quel rotolino sulla pancia che staziona beato intorno al mio punto vita da un po’: in effetti, negli ultimi tempi, ho lievemente trascurato i miei addominali…a guardare bene, tutti i miei muscoli sono leggermente rilassati. Lo so, dovrei andare in palestra, ma quando?
E poi io odio la palestra, è una cosa viscerale, che non riesco a controllare: oltre a detestare profondamente ogni tipo di fatica fisica, tutto il mio essere si rifiuta di sprecare ore in puzzolenti seminterrati, a cercare di copiare i movimenti convulsi di un istruttore strillone. Mi ripugnano in modo particolare le serie, le ripetizioni di pesi, gli esercizi di fronte allo specchio, i saltelli, il sudore, le docce superaffollate, gli spogliatoi umidi, i completini da aerobica…A questo va aggiunto, dettaglio niente affatto trascurabile, che sono leggermente scoordinata. Giusto un pochino insomma, ma quel tanto che basta per finire sempre a fare la figura della sfigata quando tutti sembrano così portati, così realizzati, mentre io arranco, madida e con gli occhi sbarrati…
Lo so, sono scuse, sono le solite vecchie scuse.
La mano dalla pancia passa alle cosce, mentre i bastoncini, desolatamente trascurati, si raffreddano nel piatto. D’un tratto prendo una di quelle iniziative che, di solito, il corpo prende senza consultare il cervello: afferro il piatto e rovescio la mia delizia di formaggio fuso nella pattumiera. Poi, addentando una carota, rovisto in frigo finché non riesco a trovare una confezione di fiocchi di latte light. E, non ancora soddisfatta, appena finito di mangiare, alzo il telefono e chiamo Zoe.
“Trish, che sorpresa!”
“Ciao Zoe, scusa se ti chiamo così presto…stavi per farti un riposino?” Che cosa assurda da chiedere a una come Zoe!
“Ma no, figurati, volevo fare un salto dal parrucchiere: dovrei dare una ravvivata alle meches…” Appunto.
“Ah, allora non ti disturbo…”
“Guarda che non mi disturbi affatto…che hai Trish, mi sembri strana…”
“Sì, cioè, no…è che volevo chiederti una cosa che…senti, quella palestra in cui vai tu…”
Un gridolino acuto esplode nella cornetta: ”Hai deciso di iscriverti?! Che bello, Trish, possiamo andare insieme!”
Oddio, ha frainteso, ha sicuramente frainteso. “Veramente, pensavo più che altro…”
“Ma dai, andiamo ora: dal parrucchiere ci passo quando usciamo! Facciamo alle 16 lì davanti?”
Cerco disperatamente di recuperare la situazione: “In realtà…pensavo di chiederti qualche informazione, magari sui prezzi…”
“Non ti preoccupare, come socia posso presentarti io e farti avere uno sconto sull’iscrizione…e poi la palestra ha tutto: beauty center, sauna, estetica, magari ti scappa di farti una ceretta al volo e non sai dove andare? Beh, loro sono aperte fino alle nove di sera…sono grandiose…è davvero conveniente, tutto considerato”
Tutto considerato? La mia realtà di misera stagista mi fa indietreggiare, almeno moralmente, davanti all’idea di convenienza che può avere una come Zoe e il mio lato pigro (che è un lato abbastanza ingombrante) fa una capriola di gioia.
Tirarsi indietro adesso, però, diventa complicato: so che Zoe non mi lascerà andare se prima non l’avrò assecondata almeno per questo pomeriggio. Il mio silenzio terrorizzato deve suggerirle qualcosa perché dopo un po’ aggiunge:
“Senti, oggi vieni a provare come mia ospite, poi decidi…” Mi dico che come compromesso è accettabile e le do appuntamento alle 15.30 di fronte alla palestra.
Riaggancio tirando un sospiro di scampato pericolo, anche se non riesco ad essere completamente rilassata: il total perfection center costerà sicuramente troppo perché io possa permettermelo e Zoe sa essere tremendamente ostinata.
Intanto devo rimediare qualcosa di appropriato per fare ginnastica. Vado in camera e frugo nel cassetto dello sport (un cassetto piuttosto piccolo, in realtà) poi tiro fuori una vecchia sacca di tela e ci infilo dentro un paio di fuseaux grigi un po’ corti, una maglietta oversize scolorita e dei  calzini bianchi di spugna, dopodiché afferro le mie Nike storiche e vado in terrazzo per cercare di lavarne le suole, alla buona.
Mezz’ora dopo sono per strada che sgambetto verso la palestra di Zoe, non ho ancora deciso cosa mi metterò stasera ma posso sempre pensarci durante l’ora di lezione e posso sempre chiedere qualche velato suggerimento a Zoe, stando attenta a non farle capire che devo uscire con Colin.
Appena mi vede, Zoe mi bacia, raggiante: credo che l’idea di fare proseliti, anche solo in teoria, la gratifichi molto. Entriamo nel Club e devo constatare che è davvero bello: pavimenti di marmo, gigantografie di spiagge caraibiche alle pareti, ci sono anche un bar e un ristorante all’ultimo piano. Tutto sembra già troppo lussuoso perché io possa iscrivermi. E comunque non troverei mai il tempo per frequentare una palestra con assiduità ed è risaputo che, in questi progetti, la costanza è tutto. Scendiamo negli spogliatoi e…ragazzi che classe! Ampi, confortevoli, con una lunga fila di armadietti lucenti e pile di asciugamani morbidi per i soci; accanto allo spogliatoio ci sono anche la sauna e il bagno turco, oltre ad un’invitante, gigantesca, vasca idromassaggio. Prendiamo posto su due panche vicine e iniziamo a spogliarci. Immaginavo che Zoe sarebbe stata elegante anche nella sua mise da palestra, ma non mi aspettavo che potesse essere tanto, come dire, intonata al resto dell’ambiente: ha dei panta-jazz rossi, morbidi e leggerissimi che quasi mi viene la tentazione di chiederle di prestarmeli per l’opera, tanto le stanno bene, un top sbracciato bianco con i bordini rossi che le lascia la pancia (molto piatta, a dire la verità) scoperta e degli scarponcini neri super tecnici. Completano il tutto un polsino di spugna azzurra e un asciugamano blu con la scritta Fitness. A guardarla, quasi mi commuovo. Soprattutto se procedo all’impietoso ma inevitabile confronto con la mia tenuta. Ingolfata nella magliettona spiegazzata, con due gambette che sbucano dal ginocchio in giù e le scarpe ancora un po’ umide devo riconoscere che l’effetto è più da profuga che da sportiva, però, tutto sommato, per una sola volta può andare, così mi scambio un sorriso divertito con Zoe (anche se il suo assomiglia più ad un ghigno di ribrezzo) ed esco dallo spogliatoio.
Come avevo previsto, non sono esattamente quello che si definisce una creatura leggiadra mentre mi produco in improbabili combinazioni a tempo (si fa per dire) di musica. Però, incredibilmente, non sono nemmeno così imbranata come mi aspettavo e quando la lezione finisce annaspo con una punta di soddisfazione mal celata. Zoe deve accorgersene perché mi viene vicino e con un sorrisetto mi dice: “Hai visto? E’ divertente, e Sergio (l’istruttore) non è nemmeno uno dei più bravi…dovresti fare una volta con Sonia.” Ridacchia con l’aria di chi la sa lunga. Prima della doccia, ci andiamo a bere un integratore al bar della palestra, ambiente che consta di un bancone e qualche tavolino con un barista molto in tiro e spiritoso che saluta Zoe dimostrando un certo entusiasmo. Considerato quello che ho sudato, decido che un integratore di sali minerali è proprio quello che mi ci vuole e mentre sorseggiamo un’acqua minerale con del limone Zoe e un bibitone giallo fosforescente io, mi sento molto rilassata. Così rilassata che quando Zoe mi dice quanto costa l’abbonamento in quel tempio del benessere non stramazzo al suolo priva di sensi. Anzi, le dico che, sì è un po’ carestoso, ma che tutto sommato potrei farci un pensiero. Lei sembra soddisfatta: è una astuta, Zoe, sa come agire per ottenere un risultato e sa che, oggi, non c’è bisogno di insistere o calcare la mano perché devo assimilare l’idea di una nuova me atletica e in forma ma che tra pochi giorni sarò io a implorarla di presentarmi come nuova socia. Fortunatamente per lei, però, Zoe ignora cosa possano significare uno stipendio da fame e la precarietà lavorativa, quindi non sono sicura che capirà quando cercherò di spiegarle che davvero non posso permettermi il suo club delle meraviglie. Comunque, ora sto proprio bene, quindi non è il momento di privarla delle sue certezze, non sarebbe neanche carino...
Dopo il drink scendiamo a fare la doccia e usciamo che sono le sei passate. E’ veramente tardi e io non ho ancora deciso cosa indossare stasera. Mentre torno a casa sono profondamente concentrata e al portone non saluto nemmeno la signora del piano terra che sta controllando la cassetta delle lettere. Una volta nella mia camera, spalanco l’armadio e mi siedo sul letto in assorta contemplazione.

3 commenti:

  1. Kaiseki, complimenti... ho appreso una notiziola!!! :)

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  2. Approv(issimo)!!! :)))

    Mi piace moltissimo come scrivi e il racconto è davvero bello!!!

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