A belly full of wine - Romanzo

lunedì 14 marzo 2011

Il tuono di primavera


Da quando, con enormi sensi di colpa, abbiamo sdoganato la tv per lo Shōgun mi sono sentita in dovere di crearmi una cultura adeguata in materia di animazione per bimbi molto piccoli. Seguendo scrupolosamente le indicazioni della direttrice del nido (annichilente esempio di donna multitasking, preparatissima e sicura di sé) ho iniziato ad esplorare l’universo dei cartoni d’autore, roba scelta e molto sofisticata, d’importazione perlopiù ma con perle artigianali italianissime.
Sì, perché all’inizio io ero per “la tv no, noi non gliela facciamo vedere” e sorridevo con indulgenza alle mamme invischiate nella rete di Rai Yo-Yo sfoggiando l’espressione illuminata di chi ha trovato la terza via e la percorre con gioia. La verità è solo che lo Shōgun era oggettivamente troppo piccolo per pretendere di disporre di un apparecchio che non aveva mai visto acceso.

Dopodiché è successo, un giorno, per caso. Una dimenticanza, una disattenzione, la tele accesa e lui bazzicava da quelle parti…o, più semplicemente, un giorno ho scoperto che i miei, ignorando scrupolosamente i rigidi dettami materni, lo avevano iniziato al futuristico mondo di Pippi Calze Lunghe. Pippicalzelunghe, capite?! Era già un programma d’epoca quando io avevo 4 anni!
Me lo sono ritrovato che canticchiava “pippi-pippi-pippi!” (avete presente?) che era già troppo tardi per l’intervento in scivolata e sono dovuta correre ai ripari. Lì per lì, decisa a capovolgere la situazione a mio vantaggio,  ho stabilito che avrebbe avuto accesso solo a programmi in inglese e ho scovato 2 cartoni che mi sono piaciuti subito. Uno, Charlie and Lola, parla di questi due fratellini, lui più grande e lei piccola e moooolto petulante, che esplorano tutti gli anfratti del politically correct, e si accompagnano ad una grafica glamour, colori pastello e stampati vintage. L’altro, un filo più datato, Thomas the Thank Engine (tradotto per mortali Il trenino Thomas) è la storia in plastico di una locomotiva nell’isola di Sodor (dove starà, boh) che, con i suoi colleghi trenini, vive avventure quasi sempre sfocianti nel disastro ferroviario e descritte in londinese stretto (in effetti, un po’ ostico da decifrare) ma che annovera tra le voci narranti (forse è un po’ più che datato) anche Ringo Starr, per cui voi capite che era una chicca da non lasciarsi sfuggire.
Insomma, quando, ad un certo punto, lo Shōgun ha iniziato a reclamare Charlielola! e Thomas! ho pensato che fosse fatta e mi sono sentita di aver in mano la chiave per il bilinguismo. Questo finché la maestra in questione non mi ha illuminato sul quanto i cartoni che avevo superficialmente approvato non fossero adatti e mi ha buttato lì un po’ di titoli alternativi che io ho scolpito a lettere di pietra nella mia mente.
A quel punto, manco ve lo dico, mi sono messa all’opera per colmare le mie smisurate lacune, con il risultato che ora lo gnomo è uno sfegatato della Pimpa. Sì, la-Pìmpa-che-schifo, l’ho pensato anch’io lì per lì, perché a me la Pimpa non piaceva nemmeno quando a 7 anni me la ritrovavo sul Corriere dei Piccoli (che mi faceva squallore pure quello)  e, esattamente come Pippi, era vecchia pure allora!
E adesso? Adesso – per dire come si cambia! - la cito a memoria, conosco l’esatta successione degli episodi nelle varie raccolte, so a quali titoli associare i corti e a quali gli episodi di 30 minuti, conosco le parole delle canzoni e quando canto “Che puzzetta, che odorino!” mi commuovo in almeno un paio di passaggi.  
La Pimpa è una riscoperta, mi ha sistemato la coscienza su tanti fronti: dal punto di vista dell’adeguatezza servizi erogato/utente finale so che è adatta ad un bimbo dell’età del micio, dal punto di vista della sete di shopping, ho scoperto di poter attingere ad una quantità di gadget, libri e dvd da far impallidire Sex and the City e che – occhio che questo per me è cruciale – sono disponibili su un mercato un po’ secondario (de nicchia) non su quello super inflazionato e contenutisticamente scadente di Feltrinelli…insomma, la Pimpa rappresenta, almeno in parte, l’acquisto sfida, quello Trovami se mi vuoi!, come piace a me.
E poi le canzoni: ragazzi…il Tuono di Primavera non è un riferimento truce alla digestione pesante, è pura poesia!

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