A belly full of wine - Romanzo

venerdì 4 marzo 2011

A belly full of wine - chapter 4


Appena arrivo a casa telefono a Jarrod. “Jar? Che combini?”
“Ciao Trish. Sono nella jacuzzi in attesa che la massaggiatrice mi cosparga di olio al bergamotto per la terapia orientale di rilassamento. Tu, sei a casa?”
“Scherzi?! Sono in barca, stiamo mettendo a mare il tender  per scendere a terra a prendere un aperitivo sulla spiaggia, guardando il tramonto.” Dobbiamo finirla con questo gioco cretino.
“Ci vieni stasera con Emma?” Chiedo.
“Mah, non saprei, le serate di Emma per locali sono sempre diverse da come uno se le immagina e io non mi sento ancora pienamente in forma…”
“Ma dai, Jar, non fare il lagnoso: uscire ti fa sicuramente bene! E poi chi ti ha detto che una serata imprevedibile sia peggio di una banale?!”
“Non è esattamente quello che intendevo, Trish: l’ultima volta che Emma ha scelto il locale mi hanno quasi arrestato per rissa…”
“Ma è stato secoli fa! E poi, scusa, nessuno ti aveva detto che quel bassista era il ragazzo di Emma, lei è sempre tanto riservata…”
“Come ti pare, però c’ho rimediato un occhio nero e una corsa sotto la pioggia per scappare prima che arrivasse la polizia. Oltre al fatto che sono dovuto uscire dalla finestra del bagno e ho strappato la giacca di Vintage che mi ha regalato mio fratello per la laurea…”
“Uffa, quanto sei noioso! Se non ricordo male, quella sera, rissa a parte, ce la siamo spassata. E poi si tratta solo di andare ad ascoltare un po’ di jazz. Non ti andrebbe una birretta e un gustoso Pat Metheny?” Ho fatto centro. Ora, per onestà intellettuale devo aggiungere: “E poi, scusa, se tu non vieni io con chi torno a casa…” Che verme che sono.
“Che verme! Va bene, vengo: ma prendilo come un favore personale!”
“Ok, grazie Jar”
“Un favore personale è un favore che mi dovrai restituire…”
“Intesi Jar, sei un mito. Ci vediamo qui sotto verso le dieci?”
“Ok, alle dieci”
“A dopo”
Appena attacco chiamo Emma che ovviamente non è in casa. Mi risponde Zoe che mi dice che il locale è ad Inslington e l’appuntamento è alle undici. Zoe è un vero amore di ragazza: ha ventisette anni, due più di me ma sembra una scolaretta con una montagna di riccioli biondi ed un incarnato rosa, di porcellana, da fare invidia. Lavora in una galleria d’arte molto conosciuta e frequenta un mucchio di gente elegante. Il suo fidanzato, Will, è un rampollo di buona famiglia che pare abbia tra i suoi antenati un membro del Parlamento. Possiedono un’incredibile villa nel Sussex dove io, Zoe e Rebecca abbiamo trascorso un fantastico fine settimana un paio d’anni fa (in quell’occasione Emma si rifiutò mettere piede in casa di “quel monarchico bacucco del nonno di Will” e preferì rimanere a Londra da sola). Anche Will è biondo e belloccio: da lui e Zoe usciranno dei figli insopportabilmente carini.
Mi infilo sotto la doccia e mi rilasso un po’: non ho ancora fatto la spesa, accidenti. Indosso l’accappatoio e vado in cucina a riscaldare il timballo di ieri: anche dopo un giorno, le sue attrattive non sono diminuite.
Dopo aver mangiato mi butto un attimo sul letto: sono quasi le otto e io sono esausta, forse se dormo un’oretta riesco ad evitare di crollare a metà della festa. Metto la sveglia del cellulare, mi giro su un fianco e mi addormento all’istante.
Il citofono è come un trapano che mi perfora i timpani, ma che succede? Apro gli occhi e guardo l’orologio: le dieci e un quarto. Merda, merda!
Corro ad aprire a Jarrod e lo supplico di salire un attimo con la scusa che sto finendo di prepararmi. Appena varca la soglia del mio appartamento, mi butto platealmente in ginocchio e imploro il suo perdono. Jarrod sembra particolarmente di cattivo umore, già non ama andare in giro per locali, è molto sospetto nei confronti delle scelte di Emma e oltre ad essere venuto per farmi un piacere, ha pure dovuto aspettare un quarto d’ora al freddo mentre io dormivo.
“Sbrigati per favore, non mi va di fare tardi.” Dice sedendosi sul divano. Io, in effetti, sono ancora in accappatoio.
“Comunque l’appuntamento è per le undici, abbiamo un sacco di tempo”
“Intendevo dire che non ho voglia di tornare a casa tardi. E non ho voglia nemmeno di uscire, se vogliamo essere proprio sinceri…” Mamma mia che brutta aria!
“Ehi, Jar, guarda che se per te è un tale sacrificio non devi venire: vado sola e magari mi fermo a dormire dalle ragazze…”
“Mah, ormai sono fuori. Magari però, magari se ti vesti riusciamo ad accelerare questa serata.”
Corro in camera: che mi metto? Un localino dove suonano jazz, una birra con pochi amici…tiro fuori una gonna stretta beige lunga fino al ginocchio e sopra ci metto una maglietta nera con il collo alto, ai piedi le scarpe di Prada dell’anno scorso con la fibbia alla caviglia. Mi do una truccatina a razzo e raccolgo i capelli in una coda, prendo il cappotto nero avvitato di Calvin Klein e raggiungo Jarrod in salotto: c’ho messo dieci minuti, un mito!
“Ti sei vestita da maestrina!” In effetti sembro la sua professoressa di Letteratura ma questo solo perché Jarrod si è messo i soliti jeans strappati e il maglione girocollo blu scolorito di Helmut Lang che gli ho regalato anni fa per il suo compleanno.
“Sei tu che ti sei vestito da barbone, ma è il bello del jazz, no? Puoi andare ad ascoltarlo vestito un po’ come ti pare. Fai comunque tendenza”
“Non voglio fare tendenza. Dai, andiamo” Prendo le chiavi della macchina e le lancio in borsa: non ho fatto in tempo a cambiarla e ho ancora la mia grossa borsa nera da ufficio.
Ci infiliamo nel traffico del venerdì sera e arriviamo davanti al locale che sono le undici passate. In un angolo della piazza intravedo il gruppetto di amici di Emma e, con Jarrod, li raggiungiamo.
Zoe e Will sembrano un po’ tirati e Rebecca ha un’aria estremamente divertita: è bassina e grassoccia ma è una vera forza della natura, riesce a ridere di tutto, anche delle tragedie più colossali e non sono ancora riuscita a capire se questo sia un pregio o un difetto.
“Ciao ragazzi” Sorrido “Dov’è Emma?”
“Emma non si è ancora vista” Sghignazza Rebecca”Si può sapere chi ha messo in giro la notizia che in questo locale suonavano jazzzzz?” E simula una contrabbasso.
“Non lo so, lo diceva Emma nell’email credo, perché?” Domando
“Emma non diceva un bel niente nell’email…” Jarrod è veramente seccato.
“Scusate” Guardo Will e Zoe “Non capisco quale sia il problema”
“Il problema è che questo ha tutta l’aria di essere un locale di punkabestia” Will indica l’ingresso – molto simile all’imbocco di una caverna - con un cenno della testa e, in effetti, ha ragione “E’ la solita solfa ogni volta che la vostra amica Emma sceglie dove andare: il posto fa schifo, lei non si presenta e qualcuno finisce con un occhio nero!” Lancia un’occhiata a Jarrod che se ne sta silenzioso e in disparte.
Mi sento un po’ in colpa perché, ora che ci penso, potrebbe essere che la faccenda del jazz l’abbia immaginata io.
Mentre stiamo lì indecisi, un’enorme moto nera quasi ci investe. Si ferma inchiodando davanti a Rebecca e ne scendono Emma e Peter in perfetto stile punk: lei ha una mini di pelle nera, calze a rete strappate e anfibi; lui un giubbotto ovviamente di pelle e ovviamente nero, jeans con le catene che pendono dalle tasche e un sinistro girocollo puntuto.
“Heylà, ragazzi, sono contenta che siate venuti! Che ci fate ancora qua fuori?”
Emma è chiaramente su di giri.
“Emma, in che razza di posto ci hai portati?! Qui è pieno di teppisti…” La aggredisce Zoe. E’ sempre tanto dolce, ma quando si arrabbia diventa una furia: una volta Emma ha dato fuoco ad uno dei suoi diari segreti per tentare un incantesimo d’amore e Zoe l’ha quasi cacciata di casa (visto che la casa è sua). Poi Rebecca l’ha fatta calmare e la crisi è rientrata, ma Emma non si è mai ripresa. Lei è una tipa tosta, ma anche molto ingenua: la maggior parte delle bravate che fa non sono premeditate e non si rende quasi mai conto di quando esagera. Nonostante tutto è una delle persone più generose che conosca e più di una volta mi ha dimostrato cosa voglia dire essere veramente amici di qualcuno.
“Ragazzi, è un locale tranquillissimo, ve l’assicuro. La gente è a posto, sono solo vestiti un po’…beh, voi sembrate dei manichini!”
Guardo desolata le mie scarpe bon ton.
“Comunque non dovete assolutamente farvi problemi: non è gente snob. Potete entrare lo stesso, non c’è nessuna selezione all’ingresso”. E ride.
“Appunto” Will strige Zoe per un gomito”Mi sa che noi ce ne torniamo a casa”
Emma ha un’aria un po’ delusa e mi dispiace. Se tutti si erano preparati psicologicamente ad una serata diversa la colpa è soprattutto mia.
“Beh, io lo trovo carino e sono convinta che il gruppo che suona è forte! Come hai detto che si chiamano, Emma?”
“In the name of Evil” Risponde Emma imbronciata.
“Nel nome del male, carino…” Tossicchio “Avanti, ora siamo qui e siamo in gruppo. Cosa volete che ci succeda. Ci sono pure Emma e Pete a farci da Anfitrioni…” Cerco Jarrod con lo sguardo: ho bisogno di un sostegno, perché continua a starsene in disparte?
“Beh, per me va bene: è un’esperienza, dopotutto…”
“Ben detto, Rebecca! Allora che si fa, entriamo?”
“Zoe” Will le rivolge un’occhiata severa.
“Non lo so, Trish, non ne ho più molta voglia…domattina ho anche il corso di ceramica…”
“Avanti Zoe…”
“Ma lasciali andare a casa, i principini” Mi apostrofa aspra Emma “ Sarebbero solo di intralcio!”
“Emma, per favore…” Inizia Zoe.
“Ragazze, non iniziamo a litigare, sennò non se ne esce” Le zittisco.
“Trish, non abbiamo bisogno di balie asciutte qui!”Ringhia Emma “Sapete che c’è? Io entro e voi fate un po’ come vi pare. Andiamo Pete”Gira sui tacchi e sparisce tra la folla.
Rimango lì un po’ allibita. So che io e i ragazzi siamo un po’ esasperanti nel prendere delle decisioni, però la sensazione è che stavolta Emma abbia esagerato.
Mi guardo intorno a disagio.
“Se volete, io e Zoe facciamo un salto al Club di Ivy” Esordisce Will. L’idea di aver lasciato qui Emma e andarmela a spassare in una locale dove si entra solo su invito non mi attira per niente (o meglio, non dovrebbe…). Sono depressa, però, questa storia mi ha messo di cattivo umore.
“Io ci vengo, non mi va proprio di tornarmene a casa: è venerdì sera! E poi, guardate che vestitino posso sfoggiare…”Rebecca apre appena il cappotto e lascia intravedere un fasciante luccichio azzurro di paillettes.
Guardo Jarrod che da quando siamo usciti di casa non ha detto una parola.
“Tu cosa vuoi fare?” Mi avvicino timidamente, non so perché mi devo sentire in colpa anche nei suoi confronti: in fondo se non avessi un po’ insistito stasera sarebbe rimasto in casa a deprimersi da solo, invece…
Invece…
Jarrod mi lancia un’occhiata di assoluta non partecipazione “Facciamo quello che vuoi tu, principessa. Solo, io tra un po’ mi ritrasformo in zucca!”
“Mamma mia, Jarrod, sei veramente insopportabile, oggi!” Sbotto “Si può sapere che t’ho fatto?!”
Lui assume quell’aria offesa ed esasperata tipica di chi crede di stare parlando con un minus habens e non si prende nemmeno il disturbo di rispondermi. La cosa mi manda su tutte le furie.
“Senti un po’” Gli giro intorno perché mi sta dando le spalle “Non è che perché ti ho chiesto di riaccompagnarmi a casa devi fare questa sceneggiata da martire che si sacrifica…Insomma, pensavo ti facesse piacere uscire…stai sempre a casa a lamentarti e a cucinare…L’ho fatto per te, perché siamo amici!”
“Appunto” Sibila gelido e io, non so perché, ci rimango molto male. So di stare esagerando, è una serata strana ma lui non è per niente collaborativo. Dargliela vinta, a questo punto, proprio non mi va.
“Senti, se sei tanto stanco, puoi pure prendere la mia macchina e andartene a casa, vuol dire che io tornerò in taxi!”
“Se il problema è quello, possiamo darti uno strappo io e Zoe…” Si fa avanti Will.
“Non ti disturbare” Esclama ad un tratto Jarrod “Io me ne vado a casa!” Mi lancia le chiavi della macchina, si gira e comincia a camminare a passo spedito.
Rimango per un momento perplessa, con la sensazione di averla fatta grossa. Cerco di raggiungere Jarrod prima che giri l’angolo.
“Jar, mi dispiace, non so che mi è preso…Jar?” Fa finta di non sentire, mi paro davanti a lui per impedirgli di proseguire. “Ti puoi fermare un attimo? Ho i tacchi!”
“Ecchissenefrega!” Sbotta “Non mi posso fermare per niente, togliti di torno!” Con una scrollata allontana malamente la mano con cui cerco di trattenerlo.
“Sei solo una viziata e un’egoista! Io sarei un lagnoso? Forse non ti ricordi delle volte che mi costringi ad ascoltare le tue lamentele contro tutti e tutto: non ti sta mai bene nessuno, vero? Niente è alla tua altezza, no?! Mi hai un po’ stancato, Trish, sei una delle persone più insensibili che abbia mai conosciuto!” Sono impietrita, Jarrod non mi ha mai, mai parlato in questo modo. Vorrei dirgli qualcosa ma la mia gola è diventata un deserto. Lui mi sorpassa e riprende a camminare. Mentre va via lo sento lanciarmi uno sprezzante “Ragazzina”. Ci rimango malissimo.

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