A belly full of wine - Romanzo

venerdì 2 settembre 2011

Rocky Raccoon checked into his room…

I motivi per i quali ritengo che sarebbe molto saggio trasferirci tutti in una fattoria austriaca sono svariati ma ce n’è uno in particolare: l’Austria è piena di trattori. Ora, durante queste vacanze ho scoperto tutto un mondo parallelo, non immaginario, un mondo quotidianamente sotto i nostri occhi che noi semplicemente non percepiamo perché abbiamo certi sensori disattivati. Ebbene, forte della consapevolezza data dalla compagnia di un topino duenne, ho finalmente aperto gli occhi su questa quarta dimensione fatta di cantieri, camion, sirene, volanti della municipale, gatti randagi, ponteggi intorno ai palazzi…avete una vaga idea di quanti aerei ci volino sopra la testa senza che noi ci degniamo di alzare lo sguardo?!
Ebbene, fino a pochi giorni fa eravamo in campagna e sono giunta alla conclusione che in Austria condividano la reverente  idolatria che lo Shōgun nutre per i trattori, questo dal momento che i trattori sono ovunque. Non solamente per strada o nei campi, non è solo una questione di trattori veri: ogni ristorante (che è corredato di mini parco giochi perché i pargoli si sfoghino in allegria) ha almeno un paio di cingolati a pedali. Ecco, è anche capitato che ci facessimo guardare male, perché lo Shōgun ha questa tendenza a fare la posta al veicolo del caso e, una volta presone possesso, a non smuoverne le regali chiappe per almeno un’orina (considerato che, da brava kaiseki-còre-de-mamma, io ho concesso più volte al pupo di mangiare abbarbicato sul trabiccolo). In breve la scena era la seguente: gatto saldamente ancorato al trattore, io in piedi davanti a lui, col piatto in mano a imboccarlo e dietro uno stuolo di ragazzini mitteleuropei incacchiati neri ma siccome i genitori non se li sognano quanto sono lunghi (e infatti hanno una media di 3 pupi a coppia) nessuno si azzardava a dirci niente. 

Educativo, no? In particolare, c’è stato un trattore di legno in un rifugio in quota (un posto pazzesco dove avevano riprodotto in legno una intera fattoria a misura di gnomo) su cui il gatto  è rimasto inchiodato per un’ora e quaranta, e da cui è stato inevitabilmente strappato via per andare a pranzo, in un tripudio di urla disumane, tra il micidiale imbarazzo mio e di Mister P. e la costernazione dei crucchi che bazzicavano l’area.

Cmq, alla fine lo Shōgun è un gatto da viaggio perché tra pranzi fuori, cene fuori, alberghi e ore di macchina (siamo arrivati fino a Monaco di Baviera!) ha raffinato la sua naturale predisposizione alle lunghe trasferte (almeno secondo me ^^). Questo gli ha conferito una poderosa fiducia in se stesso e un’autorevolezza da far tremare i polsi. Tra i suoi più efficaci esercizi di messa al bando della democrazia, uno senz’altro rappresentativo è riassunto dalla frase: “Papà, tu non guidi!”. A quel punto, nel suo immaginario, lui dovrebbe essere sollevato da terra e piazzato al volante dell’auto, al quale si arpiona saldamente, meglio se con le chiavi nel quadro e la radio accesa. Questo stato costituisce l’optimum per lui e – credetemi – farlo scendere è un’impresa emotivamente disturbante.

Ad ogni modo, prima di lasciarvi, vorrei rinfrancarvi sul fatto che, in questo periodo di vacanza ho perfezionato l’arte di riprodurre fedelmente su carta una gamma vastissima di automezzi da cantiere: so fare le ruspe, i rulli, le autobotti, i camion ribaltabili, disegno anche le betoniere ma soprattutto, so fare le gru. Al gatto le gru piacciono tantissimo, crede che si chiamino tutte Rocky e quando all’orizzonte si staglia il profilo slanciato di una di loro lui salta su: “Guarda mamma, una gru! Si chiama Rocky!”.
E io attacco a cantare.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...