A belly full of wine - Romanzo

venerdì 1 giugno 2012

You don't know what it's like to listen to your fears...

Credo di avere bisogno di una vacanza. Anzi no, credo di avere bisogno di rinchiudermi una settimana in un bozzolo a meditare, in uno spazio ristretto ma confortevole dove, con un pizzico di fortuna, riuscire a recuperare l'armonia (magari dormendo a lungo). Sono esaurita. Letteralmente. Vivo una fase allarmante che vede l'alternarsi di fissazioni persecutorie ad un'acutissima forma di misantropia e che viene quotidianamente rinnovata da incontri/scontri con una quantità di persone. 
Ieri, per esempio, ho mollato la spesa alla cassa del supermercato e me ne sono andata.
L'ho mollata sul nastro nero, con la commessa che aveva già in mano il mio ananas per passarlo sotto al lettore del prezzo. Perchè l'ho fatto? Perchè sono esaurita. E perchè questo è ufficialmente un PdS: un Paese di Stronzi.
Vi riepilogo brevemente la vicenda. 
Vado a fare la spesa con lo Shogun prima di rientrare dalla nostra lezione di cucina creativa (sì: il gatto è anche chef). Trascorrere del tempo in un supermercato con un bambino di tre anni non è banale e, alle 18.30, si trasforma in un'impresa impossibile che implica una serie di scelte molto nette: il latte lo prendo perchè devo, le ciliege no perchè vanno messe nel sacchetto e pesate e nel frattempo lui è arrivato correndo al reparto surgelati e ha tirato già l'espositore delle patatine, lo stracchino ok perchè è già sporzionato e pesato, il prosciutto no perchè al banco dei salumi ci sono 40 persone in attesa e una rincoglionita coi capelli rosso ciclamino che chiacchiera amabilmente con il piacione di turno mentre taglia una fetta di mortadella al minuto. I surgelati li salto perchè lì c'è un frigoriferio che divide il corridorio e il rischio di smarrire la prole è assai elevato, prendo le stelline perchè le faccio trovare a lui con la scusa della gara (vince chi trova prima le stelline! questo gioco vale solo con le stelline e le farfalle, al limite con gli spaghetti, gli altri formati di pasta/pastina non li riconosce). Vabbè, ci siamo capiti, non è esattamente 'na passeggiata de salute, quindi arrivo alle casse (aperte 2 su 5) e - ça va sans dire - mi accodo alla moltitudine. Nel frattempo il gatto, dopo un paio di tentativi di fuga attraverso le casse, si mette a far girare l'espositore dei biglietti di auguri. Siccome la coda aumenta e, accanto alle casse a presidiare il corretto svolgimento del supermercatesco quotidiano fluire del tempo e delle stagioni, troneggia la direttrice in assorta contemplazione, assieme a due scagnozzi, dello schermo di un pc. 
Mi affaccio e chiedo "scusate, non si potrebbe aprire un'altra cassa?". 
Si alzano a squadrarmi tre paia d'occhi ma nessuno risponde. Cioè non mi dicono nemmeno di no, non mi rispondono, punto. E quindi vabbè, torno in fila. Quella dietro a me - con un cameratismo da vittima di rastrellamento - scuote la testa bisbiglia "è sempre così a quest'ora", mentre un vecchietto mi chiede se può passare avanti visto che ha solo un pacchetto. 
Finalmente arriva quasi il nostro turno, la tipa davanti a noi inizia a caricare le sue cose sul rullo nero quando si accorge di aver preso due boccioni di vino bianco anzichè rosso. 
Nel mio cervello scatta una visualizzazione alla Finn McMissile dell'oggetto VINO, quella tipo con le  coordinate in basso a destra 41° 53 24 N, 12° 29 32 E..., ve le traduco: davanti alla macelleria, prima dei surgelati, prima dell'acqua, prima delle offerte speciali. 
In due parole: parecchio lontano. 
Insomma, la tizia prende le bottiglie ed esce dalla fila sotto lo sguardo abbattuto di chi, dietro, registra il fuori programma con l'angoscia di quando isoradio annuncia "2 km di coda - in aumento - per incidente..." a 500 metri da dove sei tu...
Mentre si allontana io le grido "Passo?" e lei farfuglia "Sì, sì...". 
Allora chiamo lo Shogun ad aiutarmi, spostiamo i 3 pacchetti di spaghetti barilla che la signora aveva già piazzato sul nastro e svuotiamo il nostro carrello. E per l'appunto, mentre la cassiera ha in mano l'ananas per batterne il prezzo torna la tizia del vino e dice "No, no, ecco, sono tornata" e piazza le 2 damigiane sotto il naso della cassiera che ci guarda con una faccia da "è troppo per me!", manco fosse stata convocata per fare da giudice a Norimberga. Io mi giro alla pazza in questione e le dico "Ma cosa fa, vuole ripassare avanti? Ha tutto il carrello da svuotare, non esiste!" prendo il vino e glielo ripasso indietro. Al che lei si inviperisce inizia a dire che no, che lei ha fretta che c'era prima...prende il vino e lo ripiazza in pole
Io - non lo so - sono esaurita, sono stressata, sono maleducata...il primo istinto è stato di infilzarla con la spada di gommapiuma dello Shogun. Il secondo è stato di prendere il gatto e andarmene e così ho fatto. Mentre la commessa mi strilava dietro "Dove credi di andare?", la direttrice, a sua volta, si agitava, la folla mormorava, la pazza finalmente taceva. 

Conclusioni: 
  1. non potrò più entrare al Sir sotto casa: appenderanno la mia foto alla porta e aggiungeranno un gancio vicino a quello per i cani in modo che, casomai capitasse di là Mister P., mi possa legare fuori,
  2. sono un individuo antisociale non adatto a vivere in questa città,
  3. ieri sera, non avendo potuto fare la spesa, c'è toccato seitan alla piastra e pane di segale scongelato, come ai tempi bui della mia singletudine salutista.
E' solo l'ultima, questa, di una serie di discussioni piuttosto accese che mi sta capitando di dover sostenere. Una è stata con la direttrice dell'asilo nido del gatto, la quale pensavo - ad un certo punto - che mi mettesse le mani addosso ma si tratta di un episodio troppo lungo e troppo assurdo da raccontare (quindi tenetevi pronti per il prossimo post!). 
Inizio a pensare che se non mi calmo, prima o poi una pizza la rimedio ma voi l'avete notato che la gente sta impazzendo? Come reagite a questi exploit di prepotenza? Ci siamo mai incontrati per strada...?!
Ascoltate Hey Bulldog e...fate l'amore non fate la guerra ^^

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