Che
Paese assurdo siamo. Per un mucchio di motivi e di certo questo non è
il più serio però questa cosa la trovo emblematica: la discriminazione
sull’altezza.
Vi
riepilogo i fatti salienti: domenica mattina, sole, avevamo deciso di
lasciare il gatto coi nonni per andare a farci una giocata nel verde ma
il gatto in questione ha sfoderato le armi da gatto che gli sono proprie
(occhio languido e voce suadente) e non ce la siamo sentita di
lasciarlo. Conclusione: andiamo tutti al Bioparco.
Tutti
sono: Kaiseki, Mr.P, Nonno, Nonna e Shogun. Arriviamo a Villa Borghese e
prendiamo il ticket per la fila alle casse (aperte 2 su 7, 85 numeri
prima di noi, tempo di attesa: mezz’ora, prezzo pagato per 4 biglietti
interi 52 euro). Allora, al bioparco la determinazione della tariffa si
basa sull’altezza, anziché sull’età: sotto il metro entri gratis, sopra
il metro paghi.
Cioè
a dire che se sei un bambino piccolo ma alto sei fregato. Il gatto è
alto (non per merito del kaiseki) ma è pur sempre un bimbo di 3 anni e
mezzo, con le stessissime esigenze/velleità di un bimbo di 3 anni e
mezzo con 5 cm di meno. Orbene, mi voglio autodenunciare: è vero, il
gatto supera il metro, sarà almeno 102-103 cm.
Forse pure 104!
Eppure io domenica il quinto biglietto non l’ho fatto.
Quindi
siamo arrivati all’ingresso e l’addetta allo strappo del biglietto ci
sorride. Poi guarda lo shogun. Poi guarda me e fa con aria fintamente
simpatica “Ma questo bambino è alto meno di un metroooo?”, al che io con
gli occhi fissi nei suoi e senza una piega rispondo “Sì!” (forse con un
tono appena un po’ isterico).
Allora
lei strappa i nostri biglietti e fa per lasciarci passare, poi ci
ripensa. “Possiamo misurarlo?” “Certo!” e il micio si accomoda accanto
al metro di legno anti-bambini-scrocconi.
C’è
stato un momento in cui il mondo intorno si è congelato, un momento in
cui il kaiseki ha spinto al massimo il carisma nel suo sguardo assassino
e la bigliettaia ha combattuto una lotta silenziosa tra la
consapevolezza di ciò che è folle e di ciò che è regola. Poi, tutto ha ripreso a girare. Lei ha abbassato lo sguardo e ha detto “Va bene, passate” e noi siamo entrati.
Siamo
entrati in un Bioparco triste, trascurato, deprimente (vabbè, uno zoo è
uno zoo) però, proprio, si vede che l’impegno è ridotto al minimo (ah,
se tutti i bambini più alti di un metro pagassero...allora sì che
sarebbe un posto curato!). Cmq non voglio entrare nel merito della
visita perché oggi volevo raccontare l’esperienza ingresso
però davvero mi sono interrogata sul senso sfocato di questa regola.
Girovagando per Austria e Germania ho notato come, dai due adulti in su,
abbiano questa bella tendenza a sfoderare il biglietto famiglia che,
generalmente, include 2 pargoli. Che non è tanto una mossa
antieconomica, perchè io mi chiedo: se 4 adulti + 1 marmocchio = 52 euro
per il Bioparco, secondo voi 4 adulti - 1 marmocchio = quanti euro? Che
dite, la avranno la licenza elementare i responsabili vendite della
Fondazione Bioparco o hanno solo la laurea in economia?
E
per concludere - oggi sono in vena di polemiche - vorrei tirare in
ballo un (altro) argomento disgustoso (ma questo sul serio): le
deiezioni canine.
Che novità! - penserete - però, lo stesso, voglio declinare questo tema altamente lurido per la città di Roma: uno sfacelo.
Ieri
sera, mentre io e lo Shogun tornavamo dal supermercato carichi (cioè,
io carica) di buste+ borsa+zainetto DRAGHIFORME, quasi sotto casa...zac:
lui mette il piede sopra una cacca! Eccheccaxxx!!!!! (ululo tra me e
me) ma dalla bocca mi esce solo un “Noooooooo! Mannaggia, amore!
Struscia il piede per terra...”.
Ma capirai, hai voglia a strusciare: avete presente i chiodini sotto le adidas? Ecco, appunto.
Chi
non ha figli, non può capire, credo. Ci ho riflettuto nei 25 minuti
durante i quali ho cercato di pulire ‘sta merda con uno spazzolino da
denti, un bicchiere d’acqua, una bottiglia di Lysoform, un giornale e
due sacchetti di plastica al posto dei guanti. Cioè pensateci (ma anche
no, lo capisco se è “no!”): chi non ha un lavabo sul terrazzo/balcone, come le pulisce le scarpe, se ha calpestato uno schifo di bisogno di cane?!
Vi
dico solo che, alla fine, ero talmente disgustata che ho piazzato il
gatto davanti agli zonzoli e mi sono buttata sotto la doccia con una
bottiglia di disinfettante; i vestiti che avevo addosso li ho mandati in
tintoria.
Esagero?
Non credo. Ma voi lo sapete quanta sporcizia di questo genere c’è per
strada a Roma? Sui marciapiedi, una profusione, nei parchi e nelle ville
nemmeno ve lo racconto...anche se la peggiore di tutte (e l’ho dovuta
fotografare: tranquilli, qui non la metto, voglio mandarla ad Alemanno
con gli auguri di Natale) è stata una cacca sulla pedana dello scivolo
di un micro parco giochi di un quartiere residenziale, accanto al
capolinea di un autobus.
Cioè, sopra lo scivolo, capite?! In cima alla scala dello scivolo...la deiezione del cane volante!
E
ora che ho denunciato questi due incresciosi episodi, vi chiedo:
qualcuno di voi ancora pensa che vivere a Roma sia un’opportunità?
Ora lo capite - sì?! - perchè il Kaiseki a casa pretende che, varcando la soglia, tutti si tolgano le scarpe?
Scusate, ora devo proprio prendere il Valium...
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