In apertura?!
Sì,
così mi tolgo il pensiero. Intorno a casa mia stanno chiudendo un sacco
di negozi. Chiude il Blockbuster, chiude l’agenzia di lavoro
interinale, chiude il negozio di arredamento, chiude il parrucchiere.
Chiudono perfino i bar.
Aprono
però i casinò, o meglio quelle squallidissime sale slot/videopoker che
occupano tutto il piano terra di un palazzo, con le vetrate oscurate, le
Veneri di gesso e il buttafuori all’ingresso; aprono i punti Snai per
le scommesse sportive, aprono i Compro oro & argento. E’ vero che
aprono pure centinaia di cineserie e negozi di frutta e verdura gestiti
da mediorientali ma sono ugualmente colpita. Mi ritrovo, così, a notare
quelle cose che suonano così da adulti
e cioè che verso la fine del mese al supermercato c’è meno fila (ma non
alle 18.30!), per strada c’è meno traffico, in pizzeria non devi
prenotare.
Il kaiseki è uno di quelli che ripetono spesso e volentieri il mantra che città di cacca, che Paese di cacca, quanto me ne andrei, ohm
ma, nonostante abbia raggiunto ampiamente e da anni l’età della
ragione, è saldamente impiantato in quel di Roma, senza alcuna
prospettiva di trasferimento all’estero. Il Kaiseki s’è impigrito, s’è
imbolsito, dove vuole andare che qui c’è il posto fisso (miraggio per
molti e, per anni, miraggio per il Kaiseki stesso), la casa, lo Shogun
piccolo, e poi la barriera linguistica, non è che all’estero stanno ad
aspettare noi...
E’
che il Kaiseki è uno di quelli che si è laureato con la certezza che
sarebbe andato - che ne so - a lavorare negli Stati Uniti o in
Australia...almeno a Londra! Era convinto che avrebbe intrapreso una
carriera internazionale, una di quelle che ti portano in giro per il
mondo...e poi? Boh. Ora il Kaiseki ha il dubbio che, pur volendo offrire
allo Shogun una prospettiva un po’ più ampia, in quest’Italia che sta
andando a rotoli, descritta dai giornali con tinte sempre più
angoscianti, l’impresa non sia di quelle da poco. Che dite voi?
Cittadini di Roma o cittadini del mondo?
Va bene, parentesi chiusa, cambiamo passo: volevo confrontarmi con voi su un’altra importante questione: il jumping da giardino.
Non so se lo sapete ma il jumping
(quella rete tonda per fare i salti) è un comunissimo accessorio da
giardino in quel d’oltralpe che, la scorsa estate, il gatto ha
dimostrato in più di una circostanza di apprezzare molto. Allora io mi
sono informata e ho trovato un convenientissimo jumping
da terrazzo, dal diametro ampio quel tanto che basta per entrare alla
perfezione nel nostre balcone quadrato. Mister P. non la metterebbe in
questi termini, lui direbbe che è largo quel tanto che basta ad occupare
per intero la superficie del nostro quadrilatero ma - per come la vedo
io e per la proprietà commutativa delle parole - la sostanza non cambia.
Io sarei molto tentata di procedere all’acquisto. La cosa che mi ha
trattenuto, finora, è che - evidentemente - l’oggetto in questione va
smontato a fine estate e riposto in un angolino acconcio. Lo ammetto, la
questione del monta e smonta, smonta e monta mi atterrisce. Io sono più per il monta e abbandona ^^ o - tutt’al più per il compra e poi qualcuno lo monterà.
Prima o poi. E Mister P. è abbastanza della stessa scuola, il che potrebbe creare ulteriori complicazioni.
Inoltre non sono convintissima che l’acquisto del jumping
rappresenti la via giusta per dare al gatto la visione di più ampio
respiro di cui sopra. Però - certo - l’avevo pure trovato in
offerta...potrei comprarlo e regalarlo. Che dite, se vi arrivasse
qualcuno a cena, con, anziché un mazzo di fiori o una bottiglia di
rosso, 70 chili di rete e sbarre metalliche da montare gli sputereste
nel purè o lo invitereste di nuovo?
Ovviamente non siete tenuti a rispondere...
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