Non
voglio trasformare questo blog in uno spazio di denuncia (non
necessariamente almeno) ma assisto a quotidiani segnali di allarme kaiseki che non posso non condividere con i miei affezionati follower. Quindi oggi sono a rappresentarvi alcuni episodi consumatisi
nell’ultima settimana per confrontarmi con voi circa la reazione che ne è
derivata.
Episodio 1- la sòla esclusiva.
A
settembre lo Shogun andrà alla materna, il che significa che, da un
lato, la chiudiamo con questo asilo nido di odiosi e, dall’altro, che
abbiamo trascorso gli ultimi mesi nella febbrile ricerca di una struttura
adeguata (ovvero, raggiungibile senza jet privato, che disponesse di
una proposta formativa decorosa e che rispettasse quel minimo di
standard igienico sanitari che risultano lievemente trascurati nella
scuola pubblica - ove, peraltro, non siamo rientrati). Insomma, alla
fine abbiamo iscritto il gatto in una struttura semi-montessoriana, palazzina elegante, giardino privato, retta mensile ai
confini dell’oltraggio (a livello di una borsa in pelle di Tod’s ogni
mese, non so se avete dimestichezza) che, per perfezionare l’iscrizione
fatta a gennaio (!) ci ha fatto versare 350 euro di quota più il primo mese di
frequenza.
Sì,
avete capito, a gennaio 2012, per iscrivere tuo figlio alla materna
devi pagare subito per settembre 2012. Ovviamente poi (ma questa è una prassi già sperimentata) il pagamento in corso d’anno
avviene anticipatamente e si versa entro il 5 del mese precedente. Dopo
il 5, subisce una penale del 20% (che, tradotto, è un numero
a 3 cifre) e può essere effettuato esclusivamente in contanti.
Io il contratto di Spartaco me lo immagino scritto più o meno negli stessi termini.
Ovviamente in latino.
Cmq,
tornando a bomba, io e Mr P. ci pieghiamo senza colpo ferire a queste
vibranti pretese, in nome del benessere scolastico e del progresso
educativo del gatto, accettando quindi una sfilza di postille, in cambio
di una scuola che sembrava garantire tutta una serie di standard di
eccellenza. E così, per lo meno, fino mercoledì scorso, giorno in cui,
girovagando su Internet, trovo un video promozionale della scuola in
questione (postato da loro stessi, sia chiaro!) sul sito di Pagine
Gialle. Insomma, ve la faccio breve, a un certo punto del filmanto si
vedono dei bambini seduti attorno a tavolini a ritagliare. E che
ritagliano? Riviste di attualità, quotidiani e...cataloghi di biancheria
intima!
Shock shock shock!
Ovviamente, lunghe sono state le riflessioni e i confronti, con Mr P. ma anche con tanti amici, ex maestre, nonni...alla fine abbiamo deciso di ritirare l’iscrizione. Perchè avranno senz’altro tutte le giustificazioni della terra, ci daranno degli esagerati, non ci restituiranno i quasi mille euro che si sono già intascati e che (come da contratto capestro sottoscritto) risultano intesi a fondo perduto però, aò, il kaiseki non ci riesce a stare con la pulce nell’orecchio...e quindi ciccia.
Episodio 2 - la sòla in offerta.
Il
Kaiseki è omnipresente nei db delle aziende: ha tessere di un numero imprecisato di
supermercati, catene, negozi, ristoranti...poteva mancare Prenatal?
Ovviamente no, quindi quando qualche giorno fa mi è arrivata questa
superofferta di uno sconto del 30% su tutto l’abbigliamento l’ho
registrata nell’angolo del mio cervello riservato agli acquistidafare. Quindi vado con un’amica e compriamo, compriamo, forti e
soddisfatte al pensiero di quanto stavamo risparmiando. La sera, mi
telefona l’amica - accorta - per richiamare la mia attenzione su una cosa che -
ingenua - non avevo notato, ovvero che tutti i cartellini erano stati
modificati con un nuovo adesivo del prezzo e che i prezzi iniziali
erano, guarda caso, inferiori del 30% a quelli finali!
Io
ora mi domando: ma si può? Cioè, abbiamo comprato da Prenatal, non dal
cinese sotto casa (con tutto il rispetto per il cinese) non avremmo
dovuto - con diritto - sentirci al riparo da raggiri del genere?
Evidentemente no, visto quanto dimostrato dai fatti. Passiamo oltre.
Episodio 3 - Non commentare MAI il tatuaggio di una donna (anche se in realtà...IO NON AVEVO COMMENTATO!)
Ieri,
non paga della sòla presa con la permanente alle ciglia, sono tornata
nel salone superfico di cui alle precedenti pubblicazioni per sottopormi
al restyling delle sopracciglia. Ci sono tornata anche perchè la bionda
che l’altra volta mi aveva illuminato sui meglio cavoli suoi, aveva promesso che mi avrebbe omaggiato, dopo il restyling, della
ripigmentazione delle sopracciglia.
Che potevo fa’? Sono andata.
Arrivo in anticipo di 10 minuti e la cosa sembra seccare molto la socia n.2, una rossa very aggressive, che mi accoglie con lo sguardo assassino e le seguenti parole: “Sei in anticipo!”. Sì, ok, mi siedo e aspetto. Venti minuti dopo, in ritardo di 10 sulla tabella di marcia, arriva la ragazza della volta scorsa - che per comodità chiameremo la bionda...anzi no, che per comodità chiameremo proprio Simona! Volevo esordire, con suardo di ghiaccio “Sei in ritardo!” ma mi sono limitata ad appollaiarmi su un seggiolone e a lasciare che iniziasse il trattamento e riprendesse il discorso sulla sua vita, lasciato a metà la volta precedente.
Dovete sapere che stavolta Simona aveva le maniche corte e sfoggiava due poderosi tatuaggi su entrambe le braccia: una specie di grumo di corna e nuvole in prossimotà della spalla destra e un ramo di spine attorcigliato attorno al braccio sinistro. Vorrei premettere che sono forse la persona meno contraria ai tatuaggi dell’emisfero occidentale soprattutto perchè non me ne strafrega niente di come il prossimo decide di conciarsi quindi vi giurin giurello che la mia - disgraziata - domanda “E’ un tatuaggio unico?” non voleva nella maniera più assoluta essere una provocazione/giudizio/critica.
Cioè, che ne so, da tonta che sono pensavo di poter interagire (e fermare per un momento il fiume in piena della spiegazione sul processo chimico della ripigmentazione), tirando in ballo una pittura parietale da chiesa sconsacrata che lei aveva ritenuto di farsi definitivamente tradurre sulle braccia.
Che potevo fa’? Sono andata.
Arrivo in anticipo di 10 minuti e la cosa sembra seccare molto la socia n.2, una rossa very aggressive, che mi accoglie con lo sguardo assassino e le seguenti parole: “Sei in anticipo!”. Sì, ok, mi siedo e aspetto. Venti minuti dopo, in ritardo di 10 sulla tabella di marcia, arriva la ragazza della volta scorsa - che per comodità chiameremo la bionda...anzi no, che per comodità chiameremo proprio Simona! Volevo esordire, con suardo di ghiaccio “Sei in ritardo!” ma mi sono limitata ad appollaiarmi su un seggiolone e a lasciare che iniziasse il trattamento e riprendesse il discorso sulla sua vita, lasciato a metà la volta precedente.
Dovete sapere che stavolta Simona aveva le maniche corte e sfoggiava due poderosi tatuaggi su entrambe le braccia: una specie di grumo di corna e nuvole in prossimotà della spalla destra e un ramo di spine attorcigliato attorno al braccio sinistro. Vorrei premettere che sono forse la persona meno contraria ai tatuaggi dell’emisfero occidentale soprattutto perchè non me ne strafrega niente di come il prossimo decide di conciarsi quindi vi giurin giurello che la mia - disgraziata - domanda “E’ un tatuaggio unico?” non voleva nella maniera più assoluta essere una provocazione/giudizio/critica.
Cioè, che ne so, da tonta che sono pensavo di poter interagire (e fermare per un momento il fiume in piena della spiegazione sul processo chimico della ripigmentazione), tirando in ballo una pittura parietale da chiesa sconsacrata che lei aveva ritenuto di farsi definitivamente tradurre sulle braccia.
E’
stato uno sbaglio. Un grosso sbaglio e me ne sono resa conto - ahimè -
troppo tardi, con un sopracciglio corto e nero e l’altro peloso e
castano. Vorrei riuscire a trovare un termine più adatto, meno forte ma
non mi viene: Simona s’è incazzata da morì. Ma proprio da morì. E ha attaccato che ero una
superficiale, che questo è un paese di morti, che la gente dovrebbe
studiare un po’ di cultura punk, leggersi qualche testo di letteratura
punkettara. So per certo di aver anche peggiorato le cose quando - non
ancora convinta di quanto fosse nera - le ho chiesto “Tipo? Dimmi un
titolo di libro punk” ma giuro che era solo curiosità...
Aò,
mi stava lì con quelle microforbici vicino all’occhio e le tempie che
le pulsavano e io, davanti allo specchio, leggevo lo sconforto sul mio
viso. Io adesso la butto sul ridere ma vi assicuro che non è stata una
bella esperienza e mi sono anche sentita una mezza nullità per non
essere riuscita nè a calmarla nè a risponderle per le rime.
Ma
vi pare possibile farsi maltrattare così dalla truccatrice ex ufficiale
giudiziario, ex punkabestia, potenziale serial killer?
A me no, ma tant’è.
Diciamo che questo post si ricollega al filone Sky & Co del fregamepiano e a quello della rabbia repressa nella coda del supermercato che prometto non intaseranno oltre il blog, però me dovevo sfogà.
Concludo riassumendo le 3 verità cosmiche che ho imparato questa settimana:
- se iscrivi tuo figlio ad una scuola costosa, preparati perchè molto probabilmente è gestita da paraculi furbastri, con poca dimestichezza di Internet;
- se approfitti di una promozione in un negozio, sappi che la probabilità di prendere la sòla è smisurata. Meglio comprare dal cinese sotto casa;
- se decidi di farti tingere le sopracciglia, sappi che il rischio di azzuffarti con la truccatrice punk è meno lontano di quanto tu creda, armati di sguardo truce e cuciti la bocca.
Voglio
farmi fare una maglietta con la scritta “Se non devi dirmi niente di carino, non
parlarmi!” ma se poi per caso mi incontrate per strada non salutatemi:
ricordatevi che questo blog è anonimo!
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