
Nello stesso frattempo, però, mi sono stancata e ho lavorato troppo e dallo scorso venerdì sono senza voce e con una tosse insopportabile (qualcuno accusa l'eccessiva enfasi profusa nel gonfiare i palloncini). La questione della voce, in particolare, ha una duplice interpretazione: da un lato è innegabilmente sensuale, dall’altro decisamente ridicola. Mister P., notoriamente sordo ai sussurri del Kaiseki, ha dovuto improvvisare una cornetta acustica per recepire le dettagliate istruzioni di gestione weekend, elargite nel fine settimana da un Kaiseki che parla in mute.
Sempre in questo frattempo, mi è capitato di cenare in uno di quei ristoranti radical chic che la menano col km zero e la carta di identità della gallina che ha covato l’uovo che hai nel piatto (cosa che, personalmente, mi crea anche qualche senso di colpa nei confronti del mancato pulcino che starei mangiando), salvo poi riversare ampiamente il proprio zelo ecologico nei prezzi delle pietanze e nei ricarichi del vino. Era uno di quei posti in cui, a quanto pare, tutto l’arredo del ristorante - volendo ma anche no - era in vendita. Questa cosa ce l’ha illustrata il cameriere accennando, con ampio gesto della mano e senza un filo di imbarazzo, ad un cortile interno arredato tipo un film di Ozpetek con sediacce di ferro arrugginite e spaiate, panche traballanti, specchi ossidati e una tavola ottometrica fulminata (oggetto, quest’ultimo, che il Kaiseki, in un momento di euforia da uscita serale, si sarebbe pure accattata ma mister P. non era d'accordo).
Per il resto ho lavorato e lavorato, azzerando le mie pause pranzo (e il conseguente shopping forsennato con gran sollievo del mio malandato conto in banca ma profonda angoscia personale). Unico vezzo concesso in queste due settimane è stato uno strepitoso smalto ciliegia matura che, una volta applicato, è durato quasi 4 giorni (con sommo, inspiegabile divertimento da parte dello Shogun) trascorsi i quali sono dovuta letteralmente correre a toglierlo perché poche cose mi stressano come avere le unghie colorate. So’ strana: ma va?!